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Porta d'Italia

Roberto Mussapi
Roberto
Mussapi

PIANURA
ed altre poesie

Traducción de
Carlos Vitale

IL PASSERO DI LESBIA

 

Il mio cuore si spense nel suo palmo,
le ali frullanti tra polso e bracciale
e fui già via, nel limbo
dei non umani, i poveri messaggeri del cielo.
Sentii me stesso spegnersi come in loro il cervello
di sera si addormenta, senza sapere
se mai ci sarà un altro risveglio.
Ero piccolo.

Pregò lui, che non aveva dèi in cui credere.
Vidi svenendo gli occhi di Catullo
pieni e ingranditi dal flusso delle lacrime.
Le oscure divinità ebbero pena,
il pianto dei Cupidi e delle Veneri
sorse spontaneo come aveva pregato il poeta.
Sentii le mie piccole ali ridestarsi e vibrare
e volai via, inconscio, incolume,
passai la soglia che conduceva al giardino,
sfiorai la vasca delle lamprede e dei murici,
vidi volando la murena dormiente,
poi cambiò tutto, entrai nel tempo,
la macina che opprime i sublunari
che hanno anime individuali e meridiane,
e scrivono parole con l'inchiostro.
Le ali umide per il palmo di Lesbia
ancora calde dell'ultimo nido
in me, o nell'aria, le parole di Catullo,
"animula", aveva detto, "tenera vita",
la mia, che gli svaniva tra le dita
sfioranti quelle della donna amata.
Ma cadde nell'errore del poeta,
che fare eterno in questo mondo sia un dono
come se non fossi un vivente ma un pensiero,
già pagina, voce impressa, pietra scritta.
Avrei preferito spegnermi tra le sue dita
nell'ultima culla senza canto e voce,
piuttosto che sopravvivere a amore e fine,
vedendo Lesbia morire, andare via,
leggere data di nascita e di morte su una lapide
del grande Catullo che mi ottenne la vita.
Per essere qui, ora, nell'oltretempo terreno
solo a cantare a piena voce la fine
dei corpi che si abbracciano in furia e sudore,
qui, sulla vetta della torre antica
passero solitario, a un timido amico
che il tempo che ci illuse in terra avrà fine
e Lesbia, e Catullo, e Leopardi, in un respiro
e la città di Roma e le carte sudate
mi ordineranno di cantare ancora.

.

 

 

 

 

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