Notturno
barcellonese
Mi
stringo a me, sempre più a me. Abbracciarmi ancora e più
forte. Sotto il fogliame oscuro. La panchina in cui siedo. Stringersi
ancora. Mi hanno fatto del male. Non voglio più. Rabbrividiscono
gli altissimi pioppi. Altissimi che fanno paura tanto alti che sono...Altissimi.
Goccia una luce di luna sfatta...Mi bagna. Bagna me scappato. Le
mie mani. Male a me piccolo... Abbracciarmi... Abbracciarmi... ancora...
Stringersi. Lo strepito dei motori, fuori. Fuori del parco. Perché
è tornata la notte. Lo strazio dei motori in fuga. Gli uomini
sono lontani. Lontani da me. Lo strepito dei motori mi cade sulla
testa che non guarda. Le mani. Guardati le mani. Baciati. Male male
male ti hanno fatto del male e ti sei messo a camminare come un
animale scacciato.. Male... ale ale...ale...lasciarsi scivolare
abbandonarsi a un sogno naturale dolce naufragare come un sospiro.
Rabbrividisce il buio fogliame sopra la panchina su cui ti sei messo
a sognare. Notte ancora. Gli alti grattacieli spenti, vicino alla
sua università. Il mare lontano. Lo senti e non lo senti
trasalire. Il tuo mare mitologico. Altra vita. Non questa. Smozzicata.
Un accordo preparatorio nell'attesa di un'ancòra.
Minaccia nell'aria. Come un tribunale. La tua colpa ti accusa. Insiste
come le tante finestre spente. Perché è notte. La
luna si nasconde poi riappare. Cacciato o scappato?. Sai che stai
finendo. E iniziando. Per finire di nuovo. E ti alzi dalla panchina.
Nel piazzale circolare. La panchina dietro. Lei fuori. Minaccia
come un sibilo.
Ma non c'è più tempo.
Tempo che è passato...Mormorii..
Passato come questa notte...Livido pallore.
Il tuo viso stanco che riappare...Livide rovine.
E' tardi.
Albeggiare.
Arrivano per portarti via.
Ti consegni.
Ti portano via.
Le tre ombre alte e nere come i tuoi rimpianti.
©
Piero
Dal Bon
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